Descrizione
La chiesa, posta a mezza costa sulla dorsale collinare che da Tonengo arriva fino a Cocconato, si eleva su un declivio piuttosto scosceso, luogo quanto mai adatto vista la simbologia del culto micaelico prettamente ascensionale, che tuttavia limita le dimensioni del sagrato. Per raggiungerla dalla sottostante strada provinciale, si sale una piccola scalinata.
La titolatura all’arcangelo Michele, principe e capitano degli angeli, potrebbe anche indicare il passaggio di uno dei percorsi delle grandi vie del pellegrinaggio medievale, tra la Normandia Mont Saint Michel, la Sacra di San Michele sul Pirchiriano e Monte Sant’Angelo sul Gargano, sulla via di Gerusalemme del resto la strada romana tra Industria, città romana sotto l’attuale Monteu da Po, e Hasta Pompeia (Asti) attraversava le colline proprio in questi luoghi. E infatti i primi dati storici su Tonengo che compaiono nel 1298, registrano che San Michele è citata negli estimi della Pieve di San Giovanni di Lustria, l’antica Industria romana, quasi a ribadire il legame con il luogo di antica frequentazione.
Alla metà del Trecento risulta sotto il patronato temporale dei conti Radicati, signori di Cocconato, del ramo di Aramengo. E’ chiesa parrocchiale di Tonengo fino al Cinquecento, quando venne costruita, a circa un chilometro ad ovest, la nuova parrocchiale dedicata a San Bernardo. Successivamente, nelle visite pastorali del 1577 e del 1584 San Michele è citata unicamente come già Parrocchiale di Tonengo.
L’edificio, ampiamente modificato nei secoli, orientato est-ovest, è ad aula unica terminante nell’abside semicircolare preceduta da un importante arco di trionfo che all’esterno è contenuto da due simmetrici contrafforti, come nella maggior parte delle chiese romaniche ad una sola navata. Abside e contrafforti furono costruiti in due fasi: più antico, forse XII secolo, il basamento a grandi blocchi di arenaria; i muri in elevato, a corsi regolari di mattoni di buon impasto arancio chiaro con giunti stilati, conclusi da coronamento di archetti pensili su mensoline fittili e decorazione a fascia di denti di sega, sono ascrivibili alla seconda metà del Trecento – inizio Quattrocento. Il fianco sud è stato ricostruito con elementi architettonici di recupero connotati da riconoscibili caratteri romanici, ma collocati fuori posto. Probabilmente il portale lapideo con gradevole ghiera scolpita poteva essere, se mediato da architrave, anche il portale d’ingresso; oppure senza architrave la sua collocazione poteva essere a conclusione di una porticina nelle immediate vicinanze del contrafforte ad est, come consuetudine nella maggior parte delle chiese romaniche del Monferrato, certo gli stipiti irregolari su cui poggia ora non sono coevi ai raffinati blocchi della ghiera. Fuori luogo sono anche due blocchi di grandi dimensioni usati in verticale come stipiti di finestrella poi murata. Il fianco nord e la facciata appartengono alla riplasmazione settecentesca, la quale fu particolarmente accentuata all’interno poiché vennero costruite le volte a botte con unghie, cambiati i pavimenti e costruito l’altare in muratura con cornici di gesso dipinto a finto marmo. Anche l’illuminazione naturale interna, ottenuta attraverso la realizzazione di finestre rettangolari di dimensioni abbastanza rilevanti rispetto all’edificio, è molto diversa da quella che in origine era fornita dalle monofore dell’abside romanica.
Modalita di Accesso
Accesso libero
Dove
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Pagina aggiornata il 05/09/2024 10:59:00